Il cavo orale è un ambiente molto sensibile alla tossicità degli agenti antineoplastici. L’incidenza delle problematiche orali varia in maniera considerevole (dal 30 al 100% dei pazienti). La gravità di queste lesioni è estremamente variabile e richiede frequentemente terapia di supporto e può, nei casi più gravi, ritardare la terapia.
Le problematiche più frequenti sono:
- mucositi
- cambiamenti del gusto
- xerostomia
- infezioni
- sanguinamento.
Assistenza costante
È fondamentale assistere, in equipe, il bambino prima, durante e dopo la somministrazione della chemio-radioterapia, al fine di controllare le frequenti possibili complicanze, soprattutto a carico dei tessuti molli.
- Se i piccoli pazienti vengono valutati prima della terapia antineoplastica da un odontoiatra pediatrico coadiuvato da un igienista dentale (in collaborazione con un oncologo pediatra) è possibile identificare precocemente patologie orali che potrebbero insorgere, riacutizzarsi o complicarsi durante i trattamenti terapeutici. La valutazione oro-dentale deve assolutamente includere un attento esame del distretto testa-collo, l’ispezione dei denti, delle gengive e delle mucose orali. Tutte le necessità terapeutiche orali dovrebbero essere ultimate prima della fase di immunosoppressione.
- È fondamentale assistere il paziente durante la fase di somministrazione della chemio-radioterapia monitorando la riduzione della saliva e le alterazioni del gusto. Prevenire e controllare le complicanze orali in questa fase, può evitare pericolosi aggravamenti, disconfort, malnutrizione e ipertermie.
- E’ necessario, inoltre, iniziare un programma di controllo dello stato di salute orale, della durata di almeno 12- 24 mesi, che dovrà iniziare al termine della terapia antineoplastica o nella fase di post-trapianto di cellule staminali, allo scopo di evitare o ridurre le complicanze tardive, salvaguardando la salute generale del paziente e la sua qualità di vita.
Mucosite orale
La mucosite orale rappresenta una delle complicanze più invalidanti nei bambini sottoposti a terapia anticancro o immunosoppressiva. La natura e il grado di severità delle mucositi in un determinato paziente varia a seconda del regime di terapia applicato (i.e. combinazione di radio e chemioterapia, dosaggio, durata e sequenza).
Si verifica nel 40-80% dei bambini ed è più elevata nei pazienti sottoposti a trattamento mieloablativo per trapianto di midollo osseo.
In circa il 50% dei pazienti affetti, le lesioni compromettono in maniera significativa la qualità di vita; inoltre, le mucositi possono predisporre a una successiva infezione da miceti, virus e batteri.
Nei bambini e negli adolescenti il rischio di mucosite è maggiore rispetto agli adulti. Di contro, la mucosite, nei pazienti pediatrici, tende a risolversi più rapidamente che nell’adulto.
Fattori di rischio
Diversi fattori di rischio legati all’organismo ospite possono influenzare lo sviluppo e la gravità della mucosite quali: età, sesso, stato nutrizionale, tipo di neoplasia, xerostomia farmaco-indotta, precedenti danni alla cavità orale, scarsa igiene orale e predisposizione genetica. Agenti chemioterapici come il metotrexate, fluorouracile (5-FU) ed etoposide sono particolarmente stomatotossici.
Mucosite radio-indotta
Nella mucosite radio-indotta, i fattori di rischio dipendono dalla dose, dal frazionamento, dal sito della radioterapia, dalla combinazione con chemioterapia ed eventuali regimi di condizionamento nei candidati al trapianto.
Sono richieste da 3 a 6 settimane dopo il completamento della radioterapia per la guarigione dei tessuti orali. La mucosite radio-indotta interessa i tessuti limitati al settore esposto, tra palato duro e gengiva e si manifesta con eritema o alterazioni bianche delle mucose, a causa di una transitoria ipercheratinizzazione.
Le lesioni ulcerative si verificano a dosi cumulative di 30-50 Gy, mentre un quadro di mucosite cronica si verifica raramente dopo la radioterapia.
Mucosite indotta da chemioterapia
Nella mucosite indotta da chemioterapia il segno clinico precoce è l’eritema: può verificarsi in qualsiasi regione della bocca, ma spesso è localizzato in aree non cheratinizzate, come le superfici interne delle guance e labbra, il palato molle, la superficie laterale e inferiore della lingua e il pavimento della bocca.
La mucosite orale diventa clinicamente evidente dopo 4-5 giorni dall’infusione del chemioterapico e generalmente ha un picco 7-14 giorni dopo, con la manifestazione di lesioni ulcerative. Si risolve spontaneamente entro 3 settimane dalla fine della chemioterapia. Spesso non è limitata a tale periodo, ma può diventare una patologia più duratura che ostacola il completo benessere per anni.
Il dolore associato alla mucosite può inibire i pazienti dall’assumere cibo e liquidi e richiede una gestione analgesica con anestetici topici, quali lidocaina viscosa associata ad agenti anti-infiammatori non steroidei. A volte, è necessario il ricorso alla nutrizione parenterale di supporto, con conseguenti tempi di ospedalizzazione più lunghi. Inoltre, è possibile la comparsa di ulcere e pseudo membrane che impediscono la normale deglutizione.
La mucosite può portare anche a ostruzione delle vie aeree orofaringee secondarie a gonfiore, sanguinamento e a una minore capacità di proteggere le vie respiratorie.
Fonte: Ministero della Salute